Complice la grave crisi economica e finanziaria che da alcuni anni si è abbattuta anche nel nostro Paese, il mercato dei metalli preziosi, e dell’oro in particolare, ha registrato una crescita assolutamente eccezionale.
Secondo i dati presentati nell’ultimo Rapporto Italia dell’Eurispes, sarebbe oltre il 18.7% degli italiani ad aver fatto ricorso alla vendita di beni preziosi di famiglia prevalentemente per far fronte alle proprie esigenze di liquidità nel corso del 2014.
Ma sempre più frequentemente ci si rivolge al mercato dell’oro anche per acquistare il metallo prezioso, da sempre considerato il bene rifugio per eccellenza, scegliendo una delle opzioni di investimento considerate storicamente più sicure al fine di proteggere il proprio capitale dalle fluttuazioni del mercato e diversificare il proprio portafoglio di investimento.
In particolare, il possesso di oro può rivelarsi particolarmente vantaggioso nelle fasi di recessione economica, avendo un ciclo naturale generalmente speculare rispetto a quello dei mercati tradizionali.
Esistono tipicamente due forme principali di detenzione di oro: l’oro fisico oppure l’oro finanziario/cartaceo.
Quest’ultimo consiste nell’acquisto di strumenti finanziari come i certificati ed in particolare gli Exchange-Traded Fund (ETF), le opzioni ed i futures che possono essere acquistati in banca e che hanno il vantaggio di essere piuttosto liquidi, ossia possono essere facilmente rivenduti.
Chi, invece, decide di acquistare oro fisico può farlo sotto forma di oro puro (principalmente come lingotti) oppure oro lavorato o usato (contenuto in monete, spille, bracciali, orologi, medaglie e oggetti di oreficieria in generale).
Differenza fondamentale tra le due tipologie di oro fisico risiede nel fatto che mentre l’oro puro contenuto nei lingotti raggiunge una percentuale del 99%, l’oro lavorato o usato viene generalmente mescolato con altri metalli meno preziosi, ma che vengono utilizzati per renderlo più facile da modellare.
Quindi, un gioiello o una moneta, anche appena creati, vengono definiti oro usato perchè è la lavorazione a cui sono stati sottoposti ad averne ridotto il valore intrinseco.
In altre parole, mentre l’oro puro è detto a 24 carati o 999,9 millesimi, un oggetto di oreficeria è generalmente a 18 carati o 750 millesimi ( (ossia, dividendo idealmente l’ oggetto in 24 parti oppure in millesimi, esso conterrà, rispettivamente, 18 parti su 24 o 750 parti su 1000 in oro mentre le restanti saranno composte da altri metalli a cui esso viene legato).
E’ di conseguenza ovvio che esistono differenze significative anche nel processo di stima del valore di un oggetto in oro puro oppure in oro usato.
Il valore dell’oro puro costituisce il punto di riferimento nella definizione della quotazione internazionale, stabilita a Londra attraverso la cosiddetta procedura di “fixing” in base alla quale la LBMA (London Bullion Market Association) diramare i valori a cui le borse mondiali si riferiscono.
Viceversa, sono moltissimi altri i fattori che possono contribuire a definire il valore di un oggetto in oro usato: non solo la quotazione internazionale, ma anche la percentuale di oro contenuta nonchè il tipo di lavorazione a cui esso è stato sottoposto.
E’ essenziale per chi decide di acquistare oro usato, individuare operatori specializzati affidabili e sicuri.
Infatti, con la diffusione della pratica di ricorrere al mercato dell’oro ed in assenza di una regolamentazione precisa, può aumentare il rischio di ritrovarsi coinvolti in operazioni non del tutto regolari e convenienti o veri e propri imbrogli.
Inoltre, alcuni operatori Compro Oro presenti su internet propongono un meccanismo di blocco del prezzo: è possibile controllare la quotazione di un gioiello in tempo reale e bloccarla per un certo arco di tempo (da 24 a 48 ore), durante il quale è possibile recarsi in negozio ed acquistare o vendere l’oggetto.