Come molti di voi sapranno, la quotazione dell’oro, cioè il cosiddetto fixing, è effettuata due volte al giorno.
Dal lontano 1919, esattamente alle 10.30 e alle 15, ora di Greenwich, alla Borsa di Londra si tiene quotidianamente questo importante appuntamento.
A definire la quotazione, valida per tutti paesi del mondo, sono coinvolte cinque banche, e precisamente Barclays, Bank of Nova Scotia, Hsbc, Société Générale e Deutsche Bank, che formano la London Gold Market Fixing Ltd.
La notizia, per certi versi sorprendente, è che la Deutsche Bank ha deciso unilateralmente di ritirare la sua oramai quasi ventennale partecipazione a questa quotidiana operazione di definizione del valore dei metalli preziosi, sia dell’oro che dell’argento.
Le motivazioni di questa decisione sono probabilmente molteplici.
In primo luogo, in un’operazione di riassesto dei campi dove la celebre banca tedesca opera, la parte relativa alle attività sulle materie prime è stata fortemente ridimensionata.
In un primo tempo questo parziale ritiro non doveva toccare i metalli preziosi, che solo in un secondo momento sono stati coinvolti.
Una delle conseguenze di ciò è stato l’abbandono del prestigioso club del fixing.
Ad accelerare, se non a determinare, queste decisioni non è fuori luogo supporre che anche il coinvolgimento della Deutsche Bank nello scandalo Libor possa avere giocato un ruolo.
Questa banca, assieme ad altre cinque istituti di credito, è stata accusata di avere manipolato a proprio vantaggio i tassi degli interessi bancari Libor ed Euribor.
Per questo le è stata comminata una multa stratosferica, da 725 milioni di euro su un totale di sanzioni pari a 1.7 milioni a carico di tutte le banche coinvolte.
Oltre alla Deutsche, abbiamo Royal Bank of Scotland, Société Générale, Credit Agricole, Hsbc, JPMorgan, Citigroup.
Barclays e Ubs, anch’esse nell’affare della manipolazione del Libor, non hanno avuto penalizzazioni perché sono state quelle che hanno fatto emergere lo scandalo, denunciando gli accordi segreti.
Più recentemente, anche le operazioni che ruotano attorno al fixing dell’oro sono state prese di mira da azioni giudiziarie.
Sia comuni cittadini americani organizzati in class action che società di investimento specializzate in fondi che coinvolgono le materie prime come Ais Capital Management hanno depositato cause contro l’ipotizzata manipolazione del fixing dell’oro.
Probabilmente per evitare possibili ulteriori maxi multe, la Deutsche Bank ha preferito sfilarsi per tempo.
L’idea era quella di vendere il proprio posto di partecipazione al prestigioso club che definisce il prezzo dell’oro a qualche altro istituto appartenente alla LMBA (London Bullion Market Association), ma a tutt’oggi questa operazione non è riuscita, e si pensa che non sarà facile per lei riuscire a trovare un sostituto.
Il 13 maggio, quindi, Deutsche Bank parteciperà al fixing per l’ultima volta, dopodiché alla definizione del prezzo dell’oro rimarranno solo in quattro: Barclays, Bank of Nova Scotia, Hsbc e Société Générale.
In realtà non è la prima volta che questo succede: già nel 2000, per un breve periodo, il “direttorio” era stato presieduto da solo quattro istituti di credito.
Ma oggi la situazione è diversa, sia per gli scandali che hanno sconvolto il mondo bancario, che per la crisi perdurante da molto tempo.
Comunque, attualmente, la London Gold Market Fixing Ltd ha dichiarato che le attività continueranno regolarmente, rassicurando i preoccupati operatori che lavorano con il metallo prezioso più famoso del mondo.
Tra le possibilità ventilate qualche mese orsono, c’era quella dell’ingresso nel London Gold Market Fixing Ltd di una banca cinese.
In particolare, la Industrial & Commercial Bank of China , controllata dallo stato cinese, che è entrata a far parte della London Bullion Market Association nel 2011. Si tratta della seconda banca accettata dopo la Bank of China.
L’operazione, attualmente, è stata accantonata, anche a seguito delle voci sulle manipolazioni del fixing.
La cosa evidentemente ha consigliato all’istituto cinese un atteggiamento più prudente, almeno per il momento.
Non c’è dubbio però che, in un futuro non molto lontano, la Cina, che oramai è di fatto la prima economia del mondo, giocherà una influenza sempre maggiore anche nel settore bancario.
Di conseguenza, non sarà fuori neanche dalla gestione dei metalli preziosi
Per inciso, dal 2013 la Cina è il primo paese anche per quanto riguarda la produzione e il consumo di oro.
Non è escluso, comunque, che un ripensamento dei meccanismi che da un secolo sono seguiti per determinare il valore dell’oro sarà da valutare.
Già prima del clamoroso abbandono di Deutsche Bank i cinque membri del London Gold Market Fixing Ltd avevano costituito un comitato il cui compito era proprio quello di ridefinire le regole del fixing, indispensabile per un mercato che oggi vale ventimila miliardi di dollari.